BREVE STORIA DEL DIZIONARIO ITALIANO
Quella del dizionario italiano della lingua italiana è una storia che ha inizio molti secoli fa. Le prime esigenze di mettere per iscritto i vocaboli del proprio linguaggio risalgono infatti al 400 d.C.; a quei tempi la lingua vera e propria, quella parlata dal popolo, era il cosiddetto “Volgare”. Questa parlata, derivante dal latino ma allo stesso tempo molto distante da esso, prese cadenze differenti a seconda dall’area geografica in cui andava sviluppandosi e tutto questo ovviamente in seguito alla Caduta dell’impero romano d’Occidente.
E’ proprio a partire da questi volgari che le lingue romanze hanno preso via via vita ma il passo non è stato così breve…
La regione italiana nella quale vennero sperimentate le prime stesure di “dizionario italiano”, se così potevano essere chiamati, fu senz’altro la Toscana. Questa regione memore di una cultura letteraria imponente era quella in cui lo sviluppo della parlata volgare aveva raggiunto altissimi livelli tant’è che proprio il sommo Dante ci parla di “De Vulgari Eloquentia” opera rimasta incompleta, ma nella quale il poeta elogia questa nuova lingua descrivendone l’eloquenza addirittura definendolo volgare illustre. Pare che il primo a stilare una sorta di lista di vocaboli in lingua volgare con accanto la relativa definizione fu il Vocabulista dell’Umanista Luigi Pulci probabilmente più come promemoria personale che come eventuale opera.
Un altro grande della storia dell’arte italiana ha posto le fondamenta per una futura concezione di dizionario italiano vero e proprio: parliamo infatti di Leonardo Da Vinci che tra la fine del 1400 e l’inizio del 1500 stilò,a margine di alcuni manoscritti,delle note riguardanti circa 8000 parole con accanto la relativa definizione. In particolare parliamo del Manoscritto Trivulziano nel quale Leonardo riportò non soltanto vocaboli ma anche illustrazioni relative ai concetti appuntati.
Nella Venezia dell’Umanesimo invece la compresenza di intellettuali quali Aldo Manuzio e Pietro Bembo creò un ambiente prolifico per la stampa dei primissimi veri e propri vocabolari di lingua volgare. In particolare Bembo si dedicò alla regolazione della lingua basandosi principalmente sugli insegnamenti dei massimi autori Toscani trecenteschi ovvero Dante Alighieri, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio da lui definite “Le tre Corone”. A partire dai tre grandi autori trecenteschi e sulla scia delle idee bembiane molti vocabolari monotematici vennero redatti come quello di Francesco del Bailo autore di Osservazioni sopra il Petrarca e Le ricchezze della lingua volgare sopra il Boccaccio il Vucabulario di Lucilio Minerbi che raccoglieva il repertorio lessicale di Boccaccio.
Anche a Napoli si lavorava seguendo tali intenti tanto che nel 1536 Fabricio Luna pubblicò il Vocabulario di cinquemila vocabuli Toschi che teneva conto non solo dei tre massimi poeti ma anche di linguisti e grammatici contemporanei. Dello stesso periodo è il Vocabolario, grammatica e ortografia redatto da Alberto Acarisio a Cento che a suo vantaggio rispetto ai recedenti presta particolare attenzione anche alle radici etimologiche dei termini.Questa intensa attività pone sicuramente le basi per quello che sarà poi il progetto dell’Accademia della Crusca “istituzione di riferimento per la lingua italiana e il suo Vocabolario” come è riportato in una stampa pubblicata sul sito web. Quando si parla di dizionario italiano o vocabolario della lingua italiana non si può fare a meno di menzionare quella che è un’autorità in materia di lessicografia.
Al’interno dell’Accademia infatti, nata non a caso a Firenze tra il 1582 e il 1583 venne ideato un vero e proprio programma di codificazione della Lingua fino ad arrivare nel 1612 alla stesura dell’Opera Magna ovvero Il Vocabolario. Tale opera che ha goduto di continue riedizioni nel corso dei secoli ha fornito lo spunto anche ad altre culture linguistiche europee verso la redazione dei relativi vocabolari.
Ancora oggi l’Accademia della Crusca ricopre un ruolo fondamentale per coloro che vogliono studiare e conoscere meglio la lingua italiana e grazie ai suoi progetti volti all’evoluzione dell’idioma fornisce un grande contributo. Per quanto riguarda il celeberrimo Vocabolario, negli anni 1955-1985 è stato avviato un nuovo progetto con finalità esclusivamente documentali per quanto riguarda la storia e le maggiori imprese lessicografiche. Attualmente L’Opera del Vocabolario Italiano presso il CNR con l’ausilio dell’Accademia stessa si sta occupando di una nuova realizzazione.
Tornando al profilo storico che si stava tentando di tracciare non possiamo dimenticare di menzionare quello che è stato definito in Italia “Il secolo dei vocabolari” ovvero l’800. Siamo infatti in un periodo storico molto particolare: questo secolo per l’appunto accoglie in sé l’Unità d’Italia (1861) rafforzando dunque l’esigenza di un testo unitario che potesse essere di riferimento per quella che poi verrà definita lingua nazionale una volta che i confini saranno eliminati e nel frattempo vede alternarsi le polemiche riguardanti quella che doveva essere eletta a lingua convenzionale del paese.
Difatti possiamo distinguere due correnti di pensiero che andavano a contrapporsi nel belpaese in quel secolo: chi proponeva un uso vivo della lingua rivolto all’evoluzione e alla novità e chi invece voleva restare ancorato al glorioso passato linguistico su base dell’imitazione del fiorentino trecentesco.
Diversi vocabolari furono redatti al fine di appoggiare una di queste due correnti di pensiero ma il lavoro più imponente che pose fine alla diatriba fu quello di Niccolò Tommaseo che tra il 1861 e il 1879 pubblicò il Dizionario italiano della Lingua Italiana nel quale si riuscì a stabilire un equilibrio tra la tradizione e l’innovazione traendo esempi dal Vocabolario della Crusca e citando anche autori non toscani contemporanei con tanto di esempi e inserzioni di trattati tecnico-scientifici. Dello stesso periodo è il Vocabolario della lingua parlata a cura di Giuseppe Rigutini e Pietro Fanfani ma anche i diversi vocabolari che raccoglievano detti e dialetti regionali che nel corso dei secoli avevano acquisito una loro identità, ma per questo occorrerebbe fare un discorso a parte.
Dirigendoci verso la contemporaneità ci ritroviamo ai primi del 1900: personalità quali Benedetto Croce o Cesare De Lollis si opponevano alla linea di condotta dell’Accademia della Crusca, ormai consolidata istituzione e nel frattempo gli orrori del fascismo sospendevano la pubblicazione de Il Vocabolario lasciandolo inconcluso e fermo al voce “Ozono”. Nel frattempo il regime dava vita all’ Accademia d’Italia che nel 1941 pubblicava il Vocabolario della Lingua Italiana. Tale opera aveva a suo favore uno slancio verso una sorta di modernità, forse dettato dal ritmo delle diverse correnti artistiche d’avanguardia che all’epoca si succedevano nel panorama intellettuale; troviamo infatti inseriti in quest’opera diversi neologismi e forestierismi.
Da qui alla contemporaneità il passo è breve: una sfilza di dizionario italiano iniziano non solo ad essere redatti ma a comparire nelle case di molti italiani, dallo Zingarelli del 1917 al Palazzi del 1939 al Dizionario italiano Enciclopedico italiano dell’Istituto dell’enciclopedia Italiana Treccani del 1955. Oggi aprendo un qualsiasi dizionario italiano della lingua italiana possiamo trovare termini come “by night”, “week-end” , “yòga” ; certo quest’ultima può sembrare un’osservazione di poco conto ma ripercorrendo i fatti storici che hanno visto avvicendarsi studiosi, filosofi, filologi in intense battaglie lessicografiche, diatribe tra la tradizione e l’innovazione possiamo comprendere che anche il semplice vocabolo “tea-room” ha un grandissimo valore perché rappresenta la vittoria di desiderava una lingua moderna, aperta all’Europa e soprattutto al passo con i tempi e mai obsoleta.